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VIAGGIO
SOLA
a cura di Adriana Esposito
ANNO: 2013
REGIA: Maria
Sole Tognazzi
SCENEGGIATURA:
Ivan
Cotroneo, Francesca
Marciano, Maria
Sole Tognazzi
ATTORI:
Margherita
Buy, Stefano
Accorsi, Fabrizia
Sacchi,
Gian
Marco Tognazzi, Alessia
Barela, Lesley
Manville, Carolina
Signore,
Diletta
Gradia
FOTOGRAFIA: Arnaldo
Catinari
MONTAGGIO:
Walter
Fasano
MUSICHE:
Gabriele
Roberto
PRODUZIONE:
BiancaFilm con Rai Cinema, in collaborazione con Augustus Color
DISTRIBUZIONE:
Teodora Film
PAESE: Italia
DURATA: 85 Min
REGISTA
Maria Sole
Tognazzi ultima dei quattro figli di Ugo Tognazzi, è figlia
dell’attrice Franca Bettoia, sorella di Gianmarco Tognazzi e
sorellastra di Ricky Tognazzi e di Thomas Robsahm. Rispetto ai
fratelli preferisce fin dal principio il lavoro dietro la cinepresa
e, dopo la morte del padre, inizia a lavorare come aiuto regista
teatrale di Giulio Base con il quale porterà in scena “Crack”
cui seguono “Macchina in amore” , “La valigia di carne”. Il
suo approccio col cinema avviene con la trasposizione cinematografica
appunto di Crack diretto ed interpretato da Giulio Base. Anche suo
fratello Ricky la impone come sua aiuto regista nella direzione di
spot pubblicitari. Parallelamente dirige anche videoclip musicali.
Nel 1997 firma la sua prima regia con il cortometraggio “Non
finisce qui”. Seguiranno “C’ero anche io” nel 1999 con cui
vincerà il Globo d’oro come miglior cortometraggio e “ Sempre a
tempo” nel 2000. Nel 2003 arriva finalmente il suo primo
lungometraggio “Passato prossimo” del quale, oltre alla regia,
Maria Sole firma anche la sceneggiatura. Il film, anche se la
sceneggiatura mostra qualche ingenuità, è ben raccontato e
tecnicamente valido tant’è che ottiene il Globo d’oro 2003 come
miglior opera prima e Maria Sole vince il Nastro d’argento 2003
come miglior regista esordiente. Nel 2008 il suo secondo
lungometraggio, presentato alla Festa del Cinema di Roma e intitolato
“L’uomo che ama”. Nel 2010 ha presentato sempre alla Festa del
Cinema di Roma Ritratto di mio padre, un documentario dedicato al
padre Ugo a vent’anni dalla scomparsa, realizzato in collaborazione
con Matteo Rovere. Nel 2013 “Viaggio Sola”. E’ una regista
originale perché riesce a raccontare la vita non in modo edulcorato
ma con un disincanto tra rabbia e poesia insieme. Un’autrice di
piccoli film curati in ogni dettaglio, soprattutto nella scelta del
cast composto di solito da attori che aderiscono perfettamente ai
loro personaggi.
TRAMA
Irene, la
protagonista, è una ispettrice alberghiera “L’ospite a sorpresa”
che valuta e giudica le prestazioni di hotel di lusso. All’insaputa
di direttori e personale, soggiorna nell’albergo di turno svolgendo
il suo lavoro con pignoleria e scrupolosità, osservando,
controllando, annotando. Sempre in volo tra una città e l’altra
conduce una vita a cinque stelle che non le permette però di
fermarsi e mettere radici. Ad aspettarla tra un viaggio e l’altro
ci sono Andrea l’ex fidanzato ed amico, e la sorella Silvia con
marito e figlie eternamente in pena per lei perché la vorrebbe
“sistemata”. Irene invece conduce soddisfatta la sua vita perché
si sente libera e privilegiata ma l’incontro nella spa di un
albergo con un’antropologa mette in discussione questa sua
certezza, la mette in crisi e la fa riflettere sul limite tra libertà
e solitudine.
RECENSIONE
La storia
scritta della stessa regista in collaborazione con Ivan Cotroneo e
Francesca Marciano racconta appunto di Irene ispettrice alberghiera
che vive il suo tempo tra un volo e l’altro, in alberghi di lusso
dove regna la compostezza e l’ordine al limite della perfezione.
Immersa nel suo lavoro e negli agi che da esso le derivano perde il
vero senso della vita. Ma l’incontro con un’antropologa, nomade
come lei, la riporta alla realtà e a considerare che la libertà di
cui crede di godere le lascia intravedere invece lo spettro della
solitudine perché si sta negando la possibilità di costruire
relazioni autentiche sia parentali che di coppia in quanto vivere
negli interstizi di tempo i rapporti, rende difficile entrare in
intimità con gli altri e nutrire sentimenti veri e profondi. Gli
alberghi di lusso sono solo un palcoscenico vuoto e freddo mentre la
vita vera è il rumore, il caos, il disordine, l’intimità, il
rapporto con gli altri, più o meno com’è la vita di sua sorella.
Così entra in crisi, le difese si abbassano; ma è solo uno
smarrimento momentaneo, dovuto anche alla scomparsa improvvisa della
sua amica occasionale uno sfogo tra le braccia del suo ex, Andrea, ed
eterno amico. La forza di Irene e quello che il film in fondo intende
dimostrare è la sua capacità di misurarsi con la propria
solitudine, peraltro non presentata come condizione di sofferenza, è
la capacità di restare soli, è la capacità di accettarlo.
L’analisi che fa della sua vita e le domande che si pone la portano
a delle risposte che non la spostano più di tanto perché lei sa
esattamente dove vuole essere e quello che vuole essere. Anzi, la
crisi alla fine la risveglia più consapevole delle decisioni prese.
Non potrebbe concepire una vita stabile e ordinaria per la sua natura
sfuggente che asseconda fino in fondo cosciente delle rinunce ma
anche della grande bellezza della scelta, della propria vocazione.
Secondo me in questo film si potrebbe anche cogliere l’intenzione
della regista di affrancare la donna dal ruolo stereotipato di moglie
e di madre per l’affermazione di una donna risoluta, convinta,
cosciente, consapevole delle sue scelte e pronta ad assumersene le
responsabilità. Bell’esempio di modernità femminile il
personaggio di Irene.
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